La preghiera dell’Angelus Domini
L’angelo del Signore portò l’annuncio
a Maria ed ella concepì per opera dello
Spirito Santo. Ave, o Maria…
“Eccomi, sono la serva del Signore”.
“Si compia in me la tua Parola”.
Ave, o Maria…
E il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi. Ave, o Maria…
Prega per noi santa Madre di Dio
perché siamo resi degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo:
Infondi nel nostro spirito la tua
grazia, o Padre: tu, che all’annuncio dell’Angelo ci hai rivelato
l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla
gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Gloria al Padre
e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei
secoli. Amen.
Preghiera conclusiva
Signore, aiutaci ad amare questa
storia, questo mondo in cui ci hai posto. Aiutaci a guardarlo con uno sguardo
di misericordia sapendo che anche nelle situazioni più difficili possiamo
operare affinché il tuo nome e la tua Parola siano segno di speranza. Amen.
- PRIMO GIORNO -
COMMEMORAZIONE DELL’ANNUNCIO A SAN GIUSEPPE
«Egli edificherà una casa al mio nome
e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio […]. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per
sempre davanti a te» (2Sam 7,13-14a.16)
Finalmente tutto è a posto!
I nemici
sono sconfitti e il re Davide si è stabilito nella sua casa, nella città di Davide.
Tuttavia sente che lì manca qualcosa: un tempio. Così, rivolgendosi al profeta
Natan, esprime il suo desiderio di costruire un tempio al Signore. Il Signore
proietta però questo desiderio verso un’altra prospettiva, sottolineando che la
casa che il Signore vuole costruire per Davide non è una casa di pietra ma
piuttosto un cuore aperto e pronto alla venuta del Cristo. Il Signore gli darà
infatti una grande stirpe e dalla sua discendenza nascerà un figlio del quale
lui, il Signore, sarà Padre e chi nascerà sarà suo Figlio, che verrà nel mondo
per la salvezza di tutti. Il capitolo 7 del secondo libro di Samuele è
improntato tutto su questa venuta del Messia, l’Emmanuele, il Dio con noi nel
mondo. Questo testo può farci riflettere in questi giorni su come stiamo preparando
il nostro cuore ad accogliere il Signore che viene.
- SECONDO GIORNO -
PRIMA FERIA PRENATALIZIA
«Al tempo di Erode, [...] vi era un sacerdote
di nome Zaccaria [...], che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome
Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili
tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli e tutti e
due erano avanti negli anni» (Lc 1,5-7)
Luca nel suo Vangelo sa di essere
di-verso dagli altri evangelisti. Egli non ha conosciuto Gesù e neanche ha
vissuto con lui. Tuttavia cerca di scrivere il suo Vangelo con la capacità e
sensibilità di uomo colto.
Ci tiene nel Vangelo a
contestualizzare la vicenda, come in
questi pochi versetti. Il Vangelo di Luca inizia nel tempio e da una coppia,
Zaccaria ed Elisabetta, immagine di un popolo che osserva scrupolosamente tutte
le leggi del Signore; una coppia che
ormai si è rassegnata alla situazione in cui si trova: una situazione di
sterilità.
Anche noi talvolta ci
troviamo in uno stato d’animo di rassegnazione, crediamo che nella nostra vita,
nel nostro mondo non cambi nulla.
Non pensiamo che qualcosa o qualcuno possa
modificare la situazione in cui ci troviamo, anzi non crediamo neanche che a
partire da noi possa cambiare qualcosa. Dobbiamo forse avere più fiducia in noi
stessi, nelle nostre capacità e affidarci di più al Signore!
- TERZO GIORNO -
SECONDA FERIA PRENATALIZIA
«Ed ecco, tu sarai muto e non potrai
parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto
alle mie parole, che si compiranno a loro tempo […]. Ecco che cosa ha fatto per
me il Signore» (Lc 1,20.25a)
La storia della salvezza inizia con
l’incredulità del sacerdote: proprio lui, che più degli altri aveva confidenza
con il Mistero, si trova spiazzato.
La mancanza di fede gli impedisce di
accogliere la Parola dell’angelo.
Si trova dentro la casa di Dio ma non è
pronto a entrare nella storia di Dio. L’angelo gli annuncia che Dio non si
ferma alla sua incredulità e, per sua misericordia, realizzerà ciò che ha
promesso.
La storia della salvezza è il frutto dell’ostinata fedeltà di Dio. Il
suo mutismo durerà nove mesi, il tempo della gravidanza di Elisabetta che
invece riconosce nel concepimento l’opera del Signore.
Ciò che era destinato a
non avvenire avviene: Elisabetta dà alla luce un figlio. Le sue parole
richiamano in parte il Magnificat di Maria. Il miracolo che Dio ha operato in
Elisabetta le ridona la dignità e la gioia della maternità, e imprime un nuovo
corso alla sua vita. Per Dio non è mai troppo tardi.
- QUARTO GIORNO -
TERZA FERIA
PRENATALIZIA
«In quei giorni Maria si alzò e andò
in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa
di Zaccaria, salutò Elisabetta» (Lc 1,39-40)
Nella visita a Elisabetta, Maria si
presenta come modello di carità. In che modo Maria è per la Chiesa esempio
vivente di amore? Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente
Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto
materiale, ma ha portato anche Gesù, che già viveva nel suo grembo.
Portare
Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e
Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età,
ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e
dallo Spirito Santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi,
nel comprendersi.
La Madonna vuole portare anche a noi, a noi tutti, il grande
dono che è Gesù; e con lui ci porta il suo amore, la sua pace, la sua gioia.
Anche noi dobbiamo guardare a Maria prendendo esempio da lei nel portare Gesù
all’umanità.
- QUINTO GIORNO -
QUARTA
FERIA PRENATALIZIA
«Otto giorni dopo vennero per circoncidere
il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua
madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”» (Lc 1,59-60)
Il centro di questo racconto è la questione
del nome da dare al bambino. Il nome indica la natura della persona, la sua
missione, il suo valore unico e irripetibile. Giovanni significa “Dio fa grazia”;
significa dono, grazia, amore di Dio. Nel suo nome c’è tutto il programma che è
chiamato a realizzare.
Esso indica che Dio sta per dare una prova inaudita
della sua misericordia verso gli uomini. Il nome di Giovanni viene da Dio
perché è Dio stesso che ha suggerito a Zaccaria di chiamarlo Giovanni. Il nome
di ogni figlio, il suo essere, la sua vocazione, il suo destino vengono da Dio.
Ogni vita, ogni nascita è dono di Dio. La nascita di un uomo non è mai un caso,
è sempre il compimento di un disegno d’amore di Dio. La nostra dignità si
comprende solo se guardiamo a Colui dal quale abbiamo avuto inizio e al quale
ritorniamo. L’uomo è il prodigio dell’amore di Dio, per questo siamo chiamati a
essere nella gioia perché custoditi da un Padre che ci ama.
- SESTO GIORNO -
QUINTA FERIA PRENATALIZIA
«Zaccaria, suo padre, fu colmato di
Spirito Santo e profetò dicendo: “Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché
ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore
potente nella casa di Davide, suo servo”» (Lc 1,67-69)
Con questo inno Luca sottolinea
l’importanza di leggere la storia con gli occhi della fede.
È un cantico di
benedizione per il passato e di profezia per il futuro. È lo Spirito Santo che
dà a Zaccaria la fede e gli apre la bocca per annunciare la Parola di Dio. E
Zaccaria vede la realtà con gli occhi di Dio e ne parla come parlerebbe lui,
anzi è il Signore che parla attraverso di lui.
La prima parola che lo Spirito
Santo mette sulle labbra di Zaccaria è quella della benedizione e della lode a
Dio. In ogni situazione l’uomo di fede vede Dio e sa cogliere i suoi doni.
Ogni
giorno la Chiesa canta questo inno con tutti coloro che pregano l’ufficio
divino delle lodi. La meraviglia e il canto fanno parte della nostra preghiera
quotidiana, che risulta particolarmente intensa quando diventiamo capaci di comprendere
al meglio tutto quello che il Signore ha fatto e fa per noi, le meraviglie
della sua grazia.
- SETTIMO GIORNO -
DOMENICA DELL’INCARNAZIONE O DELLA DIVINA MATERNITÀ
«Siate sempre lieti nel Signore, ve lo
ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino»
(Fil 4,4-5)
La gioia è un tema che percorre
l’intera lettera ai Filippesi.
Chi scrive è un apostolo sofferente che invita
ripetutamente a gioire: questo è un paradosso! La gioia e il rallegrarsi sono
il primo passo per sperimentare la pace interiore di Dio.
Il credente ha tanti
motivi per rallegrarsi nel Signore e il primo è fondato sulla certezza che il
Signore è vicino. È questa presenza che fonda la speranza del cristiano, la
quale si esprime nel suo risvolto personale e comunitario come gioia,
amabilità, fiducia e pace.
La gioia cristiana è radicata nella comunione di
vita con il Signore ed è per questo che Paolo dice: «Rallegratevi nel Signore».
Certo le circostanze della nostra vita possono essere a volte difficili e
buttarci un po’ giù. Ma queste difficoltà non devono assolutamente impedirci di
rallegrarci nel Signore.
A una tale gioia si accompagna l’amabilità che porta a
far sentire ciascuno a proprio agio. Questo brano ci invita a riflettere su come
viviamo la gioia che il Signore ci dona. Chiediamoci: la nostra faccia è una
“faccia da funerale” o riflette il volto di chi ha incontrato Gesù?
- OTTAVO GIORNO -
SESTA FERIA PRENATALIZIA
«In quei giorni un decreto di Cesare
Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra […]. Anche
Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret salì in Giudea alla città di
Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di
Davide» (Lc 2,1.4)
Incredibile come Luca voglia inserire già da
subito la nascita di Gesù in un contesto di universalità. Citare un imperatore
e un governatore ha anche l’intento di dare una certa concretezza alla vicenda
di Gesù. Gesù è vissuto in un determinato tempo storico, ha abitato luoghi
concreti, tutto nella logica dell’Incarnazione.
L’imperatore Cesare Augusto
vuole - con il censimento - avere tutto sotto controllo; anche la famiglia di
Gesù obbedisce a questa decisione e si reca a Betlemme che nelle profezie
doveva essere la città in cui sarebbe nato il Salvatore. Gesù doveva essere
compreso nel censimento di tutta la terra, anche lui ormai faceva parte
dell’umanità. Maria e Giuseppe si sottomettono non solo alle leggi ebraiche, ma
anche a quelle dell’impero.
Tutte queste indicazioni preliminari permettono
comunque a Luca di affermare due elementi molto importanti riguardo la nascita
di Gesù: egli era discendente di Davide e nacque a Betlemme, così che si compisse
la profezia di Michea.
- NONO GIORNO -
«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo
giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto»
(Mt 1,19)
La lettura di questo versetto ci porta
a chiederci perché Giuseppe è definito uomo giusto. La giustizia di Giuseppe
non è quella “secondo la legge” che autorizza a ripudiare la propria moglie, ma
quella “secondo la fede” che gli chiede di accettare l’opera di Dio e del suo
Spirito in Maria, sua futura sposa. Questo vuol dire che non potrà attribuirsi
i meriti del figlio che verrà ma tutto è azione di Dio.
Il suo problema non è
principalmente la situazione nuova che si è creata con la sua promessa sposa,
ma il rapporto con il bambino che sta per nascere e la responsabilità che egli
sente verso di lui. Giuseppe è giusto perché ha l’umiltà di accettare un dono
che non è suo: Giuseppe è giusto perché accoglie la volontà di Dio.
Impariamo
allora da Giuseppe a essere grati per i doni che ogni giorno il Signore ci fa
e, da lui, impariamo ad accogliere la volontà di Dio anche quando magari risulta
scomoda. Inoltre cerchiamo di vivere una giustizia che opera nella carità,
molto diversa da quella giustizia che dà il mondo e che spesso non coincide con
l’amore.
- 25 DICEMBRE -
NATALE DEL SIGNORE
«Un angelo del Signore si presentò a
loro e la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9)
Natale è la festa della luce, una luce
che irrompe e dà una svolta alla storia del mondo, che avvolge gli umili, i
semplici, i pastori che sono semplicemente lì vicino a quello che sta accadendo.
Questa luce squarcia le tenebre e permette di camminare senza brancolare nel
buio. Spesso anche noi ci troviamo nel buio delle incertezze nel cercare una
via, nel buio delle nostre paure e preoccupazioni, nel buio del nostro egoismo
e del nostro peccato.
C’è anche chi nel buio non capisce il senso della vita ed
è portato a dubitare di Dio e a pensare che egli sia indifferente ai suoi problemi;
c’è il buio di chi non riesce più a sperare e vede soltanto il vuoto, il nulla;
il buio di chi non riesce più a credere. In questo buio irrompe la luce del
Natale, che mette in fuga tutto ciò che il buio porta con sé. Lasciamo allora
che questa luce ci avvolga e ci dica che da oggi in poi è possibile credere,
sperare e amare.
Buon
Natale a te e ai tuoi cari!
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