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giovedì 19 dicembre 2019

Novena Natale 2019


La preghiera dell’Angelus Domini
L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria ed ella concepì per opera dello Spirito Santo. Ave, o Maria…
“Eccomi, sono la serva del Signore”. 
“Si compia in me la tua Parola”. 
Ave, o Maria…
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Ave, o Maria…
Prega per noi santa Madre di Dio perché siamo resi degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo:
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre: tu, che all’annuncio dell’Angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
Amen.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera conclusiva
Signore, aiutaci ad amare questa storia, questo mondo in cui ci hai posto. Aiutaci a guardarlo con uno sguardo di misericordia sapendo che anche nelle situazioni più difficili possiamo operare affinché il tuo nome e la tua Parola siano segno di speranza. Amen.


 - PRIMO GIORNO -
COMMEMORAZIONE DELL’ANNUNCIO A SAN GIUSEPPE

«Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio […]. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te» (2Sam 7,13-14a.16)
Finalmente tutto è a posto! 
I nemici sono sconfitti e il re Davide si è stabilito nella sua casa, nella città di Davide. Tuttavia sente che lì manca qualcosa: un tempio. Così, rivolgendosi al profeta Natan, esprime il suo desiderio di costruire un tempio al Signore. Il Signore proietta però questo desiderio verso un’altra prospettiva, sottolineando che la casa che il Signore vuole costruire per Davide non è una casa di pietra ma piuttosto un cuore aperto e pronto alla venuta del Cristo. Il Signore gli darà infatti una grande stirpe e dalla sua discendenza nascerà un figlio del quale lui, il Signore, sarà Padre e chi nascerà sarà suo Figlio, che verrà nel mondo per la salvezza di tutti. Il capitolo 7 del secondo libro di Samuele è improntato tutto su questa venuta del Messia, l’Emmanuele, il Dio con noi nel mondo. Questo testo può farci riflettere in questi giorni su come stiamo preparando il nostro cuore ad accogliere il Signore che viene.



- SECONDO GIORNO - 
PRIMA FERIA PRENATALIZIA

«Al tempo di Erode, [...] vi era un sacerdote di nome Zaccaria [...], che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli e tutti e due erano avanti negli anni» (Lc 1,5-7)
Luca nel suo Vangelo sa di essere di-verso dagli altri evangelisti. Egli non ha conosciuto Gesù e neanche ha vissuto con lui. Tuttavia cerca di scrivere il suo Vangelo con la capacità e sensibilità di uomo colto. 
Ci tiene nel Vangelo a
contestualizzare la vicenda, come in questi pochi versetti. Il Vangelo di Luca inizia nel tempio e da una coppia, Zaccaria ed Elisabetta, immagine di un popolo che osserva scrupolosamente tutte le leggi del Signore; una coppia che ormai si è rassegnata alla situazione in cui si trova: una situazione di sterilità. 
Anche noi  talvolta ci troviamo in uno stato d’animo di rassegnazione, crediamo che nella nostra vita, nel nostro mondo non cambi nulla. 
Non pensiamo che qualcosa o qualcuno possa modificare la situazione in cui ci troviamo, anzi non crediamo neanche che a partire da noi possa cambiare qualcosa. Dobbiamo forse avere più fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità e affidarci di più al Signore!



- TERZO GIORNO - 
SECONDA FERIA PRENATALIZIA

«Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo […]. Ecco che cosa ha fatto per me il Signore» (Lc 1,20.25a)
La storia della salvezza inizia con l’incredulità del sacerdote: proprio lui, che più degli altri aveva confidenza con il Mistero, si trova spiazzato. 
La mancanza di fede gli impedisce di accogliere la Parola dell’angelo. 
Si trova dentro la casa di Dio ma non è pronto a entrare nella storia di Dio. L’angelo gli annuncia che Dio non si ferma alla sua incredulità e, per sua misericordia, realizzerà ciò che ha promesso. 
La storia della salvezza è il frutto dell’ostinata fedeltà di Dio. Il suo mutismo durerà nove mesi, il tempo della gravidanza di Elisabetta che invece riconosce nel concepimento l’opera del Signore. 
Ciò che era destinato a non avvenire avviene: Elisabetta dà alla luce un figlio. Le sue parole richiamano in parte il Magnificat di Maria. Il miracolo che Dio ha operato in Elisabetta le ridona la dignità e la gioia della maternità, e imprime un nuovo corso alla sua vita. Per Dio non è mai troppo tardi.



- QUARTO GIORNO - 
TERZA FERIA PRENATALIZIA

«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta» (Lc 1,39-40)
Nella visita a Elisabetta, Maria si presenta come modello di carità. In che modo Maria è per la Chiesa esempio vivente di amore? Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto materiale, ma ha portato anche Gesù, che già viveva nel suo grembo. 
Portare Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età, ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e dallo Spirito Santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi, nel comprendersi. 
La Madonna vuole portare anche a noi, a noi tutti, il grande dono che è Gesù; e con lui ci porta il suo amore, la sua pace, la sua gioia. Anche noi dobbiamo guardare a Maria prendendo esempio da lei nel portare Gesù all’umanità.




- QUINTO GIORNO - 
QUARTA FERIA PRENATALIZIA

«Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”» (Lc 1,59-60)
Il centro di questo racconto è la questione del nome da dare al bambino. Il nome indica la natura della persona, la sua missione, il suo valore unico e irripetibile. Giovanni significa “Dio fa grazia”; significa dono, grazia, amore di Dio. Nel suo nome c’è tutto il programma che è chiamato a realizzare. 
Esso indica che Dio sta per dare una prova inaudita della sua misericordia verso gli uomini. Il nome di Giovanni viene da Dio perché è Dio stesso che ha suggerito a Zaccaria di chiamarlo Giovanni. Il nome di ogni figlio, il suo essere, la sua vocazione, il suo destino vengono da Dio. 
Ogni vita, ogni nascita è dono di Dio. La nascita di un uomo non è mai un caso, è sempre il compimento di un disegno d’amore di Dio. La nostra dignità si comprende solo se guardiamo a Colui dal quale abbiamo avuto inizio e al quale ritorniamo. L’uomo è il prodigio dell’amore di Dio, per questo siamo chiamati a essere nella gioia perché custoditi da un Padre che ci ama.



- SESTO GIORNO -
QUINTA FERIA PRENATALIZIA

«Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: “Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo”» (Lc 1,67-69)
Con questo inno Luca sottolinea l’importanza di leggere la storia con gli occhi della fede. 
È un cantico di benedizione per il passato e di profezia per il futuro. È lo Spirito Santo che dà a Zaccaria la fede e gli apre la bocca per annunciare la Parola di Dio. E Zaccaria vede la realtà con gli occhi di Dio e ne parla come parlerebbe lui, anzi è il Signore che parla attraverso di lui. 
La prima parola che lo Spirito Santo mette sulle labbra di Zaccaria è quella della benedizione e della lode a Dio. In ogni situazione l’uomo di fede vede Dio e sa cogliere i suoi doni. 
Ogni giorno la Chiesa canta questo inno con tutti coloro che pregano l’ufficio divino delle lodi. La meraviglia e il canto fanno parte della nostra preghiera quotidiana, che risulta particolarmente intensa quando diventiamo capaci di comprendere al meglio tutto quello che il Signore ha fatto e fa per noi, le meraviglie della sua grazia.


- SETTIMO GIORNO - 
DOMENICA DELL’INCARNAZIONE O DELLA DIVINA MATERNITÀ

«Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino» (Fil 4,4-5)
La gioia è un tema che percorre l’intera lettera ai Filippesi. 
Chi scrive è un apostolo sofferente che invita ripetutamente a gioire: questo è un paradosso! La gioia e il rallegrarsi sono il primo passo per sperimentare la pace interiore di Dio. 
Il credente ha tanti motivi per rallegrarsi nel Signore e il primo è fondato sulla certezza che il Signore è vicino. È questa presenza che fonda la speranza del cristiano, la quale si esprime nel suo risvolto personale e comunitario come gioia, amabilità, fiducia e pace. 
La gioia cristiana è radicata nella comunione di vita con il Signore ed è per questo che Paolo dice: «Rallegratevi nel Signore». Certo le circostanze della nostra vita possono essere a volte difficili e buttarci un po’ giù. Ma queste difficoltà non devono assolutamente impedirci di rallegrarci nel Signore. 
A una tale gioia si accompagna l’amabilità che porta a far sentire ciascuno a proprio agio. Questo brano ci invita a riflettere su come viviamo la gioia che il Signore ci dona. Chiediamoci: la nostra faccia è una “faccia da funerale” o riflette il volto di chi ha incontrato Gesù?


- OTTAVO GIORNO -
SESTA FERIA PRENATALIZIA

«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra […]. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide» (Lc 2,1.4)
Incredibile come Luca voglia inserire già da subito la nascita di Gesù in un contesto di universalità. Citare un imperatore e un governatore ha anche l’intento di dare una certa concretezza alla vicenda di Gesù. Gesù è vissuto in un determinato tempo storico, ha abitato luoghi concreti, tutto nella logica dell’Incarnazione. 
L’imperatore Cesare Augusto vuole - con il censimento - avere tutto sotto controllo; anche la famiglia di Gesù obbedisce a questa decisione e si reca a Betlemme che nelle profezie doveva essere la città in cui sarebbe nato il Salvatore. Gesù doveva essere compreso nel censimento di tutta la terra, anche lui ormai faceva parte dell’umanità. Maria e Giuseppe si sottomettono non solo alle leggi ebraiche, ma anche a quelle dell’impero. 
Tutte queste indicazioni preliminari permettono comunque a Luca di affermare due elementi molto importanti riguardo la nascita di Gesù: egli era discendente di Davide e nacque a Betlemme, così che si compisse la profezia di Michea.


 - NONO GIORNO -

«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (Mt 1,19)
La lettura di questo versetto ci porta a chiederci perché Giuseppe è definito uomo giusto. La giustizia di Giuseppe non è quella “secondo la legge” che autorizza a ripudiare la propria moglie, ma quella “secondo la fede” che gli chiede di accettare l’opera di Dio e del suo Spirito in Maria, sua futura sposa. Questo vuol dire che non potrà attribuirsi i meriti del figlio che verrà ma tutto è azione di Dio. 
Il suo problema non è principalmente la situazione nuova che si è creata con la sua promessa sposa, ma il rapporto con il bambino che sta per nascere e la responsabilità che egli sente verso di lui. Giuseppe è giusto perché ha l’umiltà di accettare un dono che non è suo: Giuseppe è giusto perché accoglie la volontà di Dio. 
Impariamo allora da Giuseppe a essere grati per i doni che ogni giorno il Signore ci fa e, da lui, impariamo ad accogliere la volontà di Dio anche quando magari risulta scomoda. Inoltre cerchiamo di vivere una giustizia che opera nella carità, molto diversa da quella giustizia che dà il mondo e che spesso non coincide con l’amore.



- 25 DICEMBRE -
NATALE DEL SIGNORE

«Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9)
Natale è la festa della luce, una luce che irrompe e dà una svolta alla storia del mondo, che avvolge gli umili, i semplici, i pastori che sono semplicemente lì vicino a quello che sta accadendo. 
Questa luce squarcia le tenebre e permette di camminare senza brancolare nel buio. Spesso anche noi ci troviamo nel buio delle incertezze nel cercare una via, nel buio delle nostre paure e preoccupazioni, nel buio del nostro egoismo e del nostro peccato. 
C’è anche chi nel buio non capisce il senso della vita ed è portato a dubitare di Dio e a pensare che egli sia indifferente ai suoi problemi; c’è il buio di chi non riesce più a sperare e vede soltanto il vuoto, il nulla; il buio di chi non riesce più a credere. In questo buio irrompe la luce del Natale, che mette in fuga tutto ciò che il buio porta con sé. Lasciamo allora che questa luce ci avvolga e ci dica che da oggi in poi è possibile credere, sperare e amare.



Buon Natale a te e ai tuoi cari!